Il tema dell’inclusività nell’intelligenza artificiale (IA) è una tema complesso e sfaccettato.
Parlare di inclusività nel mondo digitale tout court, e nel campo dell’IA più in particolare, non è una mera questione etica. L’inclusività tocca anche i gangli della dimensione sociale, economica e del mercato del lavoro – e della sua futura configurazione -, fino ad arrivare a nodi di interesse della politica industriale a sostegno della competitività e dell’autonomia strategica europea.
Essa si riferisce generalmente alla pratica di creare ambienti, politiche e processi che siano accessibili e accoglienti per tutte le persone, indipendentemente dalle loro intrinseche differenze. In un contesto più ampio, l’inclusività riguarda l’accettazione, il rispetto e la valorizzazione della diversità – tutta umana e non algoritmica -, che può includere, ma non è limitata, alle categorie di età, razza, etnia, genere, orientamento sessuale, disabilità, religione o status socio-economico.
Nell’era digitale attuale, l’IA è un elemento chiave per l’innovazione, mostrando un’enorme potenzialità nel rimodellare le industrie e le società a livello globale. In questa fase di grandi cambiamenti, una fase per così dire “costituente” – nella misura in cui si definiscono le “regole del gioco” – la politica industriale gioca un ruolo fondamentale nel determinare come l’intelligenza artificiale viene sviluppata e implementata a livello nazionale e globale. Basti considerare l’influenza dell’IA sui processi decisionali (anche delle autorità pubbliche, ivi compreso il settore giudiziario) e le più capillari interazioni sociali, per comprendere quanto sia cruciale garantire l’applicazione di principi di inclusività ed equità all’interno di questi sistemi.
I governi devono adottare strategie e politiche che favoriscono l’innovazione tecnologica, investendo in ricerca e sviluppo, infrastrutture digitali e incentivando le PMI e le startup nel settore IA. Le politiche devono anche includere regole e normative che garantiscano la trasparenza, l’equità e la protezione dei diritti fondamentali, nonché l’integrità dei dati, affrontando i rischi legati all’uso dell’IA, come la discriminazione algoritmica e la violazione della privacy. In questa fase di definizione delle strategie, è dunque di capitale importanza che le politiche nazionali e sovranazionali siano orientate ab origine verso l’inclusività, assicurando che i benefici dell’IA siano distribuiti equamente tra le varie fasce della popolazione e che la tecnologia non vada ad aggravare situazioni di disparità, già esistenti nel reale.
In questo l’inclusività nell’intelligenza artificiale si presenta come un tema trasversale che può essere usato come chiave di volta per creare opportunità tecnologiche e soluzioni che includano tutti, offrendo un trattamento equo, inclusivo, sostenibile e non discriminatorio.
Concepire e realizzare un’IA inclusiva si rivela prerequisito vitale per la creazione di tecnologie che soddisfino le diverse esigenze. Un’IA inclusiva può mettere un freno al perpetuare le disuguaglianze esistenti o all’introduzione di nuove discriminazioni. L’inclusività è quindi una sorta di bussola che indica la rotta verso una società più giusta e equa, dove ogni individuo ha la possibilità di contribuire e prosperare, anche grazie ad un uso responsabile delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale. L’IA può infatti svolgere un ruolo significativo in questo processo attraverso:
- l’impiego di algoritmi equi e trasparenti;
- la pratica della diversità nei team di sviluppo;
- il ricorso a test e metodi di validazione inclusivi.
Questi principi incontrano poi la circostanza che la rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale richiede un aggiornamento continuo delle competenze sia per i lavoratori che per gli utenti dei sistemi digitali. L’adozione di tecnologie IA nelle aziende implica, ad esempio, la necessità di formare personale qualificato in grado di sviluppare, gestire e mantenere questi sistemi, con un ventaglio di competenze richieste che spaziano dalla programmazione e dall’analisi dei dati fino alla comprensione etica e legale delle tecnologie IA.
Per garantire un’inclusività effettiva è essenziale che l’accesso a queste competenze sia il più ampio possibile. Ciò include l’introduzione di programmi educativi specifici nelle scuole e nelle università, nonché l’offerta di corsi di formazione continua per i lavoratori.
È importante anche promuovere la diversità all’interno del settore tecnologico, incoraggiando la partecipazione di gruppi sotto-rappresentati nelle carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), quali ad esempio le donne, che – numericamente – rappresentano la categoria più impattata dal divario.
L’intricato rapporto tra le donne e il mondo ICT sta rimodellando il panorama dell’industria tecnologica, accompagnandosi alla ricerca di un ambiente più equilibrato dal punto di vista del genere. Nonostante gli sforzi verso la gender equality, il settore tecnologico rimane dominato dagli uomini, presentando numerosi ostacoli quali i persistenti pregiudizi sulle capacità tecniche delle donne, disparità di opportunità e ambienti di networking privi di modelli di ruolo femminili visibili. La sottorappresentazione delle donne nella leadership tecnologica non è solo un’occasione mancata per prospettive diverse, ma fa anche parte della risoluzione di un puzzle in cui mancano pezzi essenziali. Elevare le donne a ruoli di leadership non è un segno di “buonismo”. È una tappa essenziale per promuovere un’innovazione che abbracci e rispetti l’intero spettro dell’esperienza umana. Recenti ricerche condotte dall’UNESCO rivelano che le narrazioni generate dall’intelligenza artificiale spesso raffigurano uomini in ruoli apicali, mentre confinano le donne in ruoli stereotipati. Questi pregiudizi non solo rispecchiano gli stereotipi della società, ma rischiano anche di rafforzarli.
Le donne forniscono prospettive, esperienze e approfondimenti diversi allo sviluppo dell’IA, promuovendo la creatività e l’innovazione per sistemi di IA più equi. La loro partecipazione aiuta a identificare e affrontare i pregiudizi di genere, garantendo l’equità nelle tecnologie di IA. Aumentare la partecipazione delle donne all’IA può contribuire a colmare il divario di genere nel settore tecnologico, creando opportunità economiche e ispirando le prossime generazioni di donne in STEM. Inoltre, le donne sostengono i principi etici dell’IA, promuovendo la trasparenza e la responsabilità e garantendo che le tecnologie di IA affrontino le sfide globali tenendo conto delle diverse comunità.
Pertanto, le donne devono essere coinvolte in tutte le parti della formazione dell’IA. Dagli sviluppatori ai leader aziendali, fino al livello dei decisori politici.
Sono dunque necessari solidi principi di governance e regolamentazione dell’IA per prevenire e mitigare un ulteriore esacerbamento delle disuguaglianze, sottolineando l’importanza dei diritti fondamentali, tra cui l’uguaglianza di genere e la non discriminazione. In questo caso, l’urgenza di una maggiore rappresentanza femminile nell’IA deriva da diverse ragioni critiche con forti implicazioni per la società, la tecnologia e l’innovazione.
In conclusione, la promozione dell’inclusività e della diversità nell’IA dovrebbe essere riconosciuta come uno strumento politico essenziale per la creazione di tecnologie inclusive, etiche ed innovative che affrontino le sfide sociali ed economiche, aprendo la strada a un futuro più equo e sostenibile.
Articolo di Alessandra Chirico, PhD