La digitalizzazione nella PA

Le parole del titolo, introduttive di questo breve excursus, considerano le trasformazioni e gli adeguamenti, che attraverso l’applicazione di tecnologie avanzate modificano e migliorano lo svolgimento delle attività della Pubblica Amministrazione, e la sua trasparenza.
La materia presenta aspetti complessi e penso utile capire se il significato appena scritto rappresenti con efficacia l’impegno e l’opera messa in atto dalle strutture che se ne occupano, sia di quelle cui compete l’indirizzo e governance, sia di quelle centrali e sul territorio che devono adempiere alle indicazioni ricevute. Ancor prima, mi chiederei in quali termini intendere le trasformazioni e gli adeguamenti citati, ossia [trasformazioni e adeguamenti] di cosa e rispetto a cosa. Inoltre, e soprattutto, in ragione di cosa la digitalizzazione impegni risorse, energie e investimenti di così grande rilievo quali quelli ad essa destinati e di cui parleremo.
Di fronte alla mole di definizioni e numeri presenti sui siti Istituzionali del Parlamento, del Governo e di altri Enti che se ne occupano, che chi sia interessato può ben scorrere sua sponte, non reputo di gran valore aggiunto riportare un’elencazione più o meno tecnica con citazione di norme e provvedimenti attuativi. Salvo piuttosto esprimere qui in maniera discorsiva, e semplice quanto possibile, una lettura dell’argomento che fornisca una panoramica del contesto sociale e istituzionale, e riporti e colleghi i testi e dati suddetti agli intenti di discussione, bastanti a una riflessione che tenga conto delle ragioni e della volontà di perseguire obiettivi ambiziosi e performanti in un orizzonte temporale tutto sommato relativamente breve.
In apertura ho subito nominato la tecnologia. Occorre quindi dire cosa intendere per essa.
La tecnologia, non è un mistero, ha sempre accompagnato e tuttora accompagna, lo sviluppo del genere umano e il mutare degli schemi sociali che ne sono man mano conseguiti. Mutamenti, e anche evoluzioni, che sono lo specchio dell’adattamento al compromesso di vivibilità comune, che la nostra specie ha da sempre affrontato e perseguito, non solo per sopravvivere, ma per progredire.
La “tecnologia” è la capacità, in particolare degli esseri umani, di adattare l’ambiente, trasformandolo, alle proprie mutevoli necessità. È attraverso gli sviluppi tecnologici, infatti, che le esigenze delle comunità che hanno fatto la storia dell’uomo sono state man mano risolte: da quelle di base di sostentamento alimentare e abitative, a quelle organizzative di programmazione e indirizzo, e di governo sociale.
La tecnologia, per esplicare sé stessa, si avvale dell’applicazione di “tecniche” che sono proprie dell’azione e del pensiero, ovvero dell’“arte”, degli esseri umani, che nel tempo operano con essa e per essa al fine di raggiungere uno scopo determinato. Senza ricorrere all’Etica di Aristotele o alla definizione data da J. Bigelow (docente di Harvard nella prima metà del 19° secolo), nei tempi più moderni i due termini (tecnologia e tecnica), tendono nell’idea collettiva a essere pensati come molto simili, analoghi in pratica, se non intercambiabili secondo i casi e il contesto cui vengono riferiti.
Per quel che ci riguarda, da persone avvezze al pensiero moderno non possiamo non ponderare quanto il progresso tecnologico abbia cambiato, migliorandolo, il nostro stile di vita complessivo, con velocità crescente negli ultimi decenni rispetto allo scorrere del tempo così come lo si conosceva anche solo 100 anni prima. Da un mondo nel quale per millenni si è viaggiato alla velocità del passo di un uomo o al galoppo di un cavallo, siamo oggigiorno a velocità prima inimmaginabili per spostarsi fisicamente da un luogo all’altro del pianeta. Altrettanto è accaduto per la comunicazione interpersonale e tra luoghi diversi. Dalle incisioni, all’amanuense, alla stampa a caratteri mobili, alla dattilografia, alle trasmissioni radio e poi televisive, al telefono prima con e poi senza fili, fino alla rete informatica di interconnessione globale. Tutto pare accaduto velocemente, di pari passo con scoperte e invenzioni sempre più tecnologicamente avanzate in ogni campo e il relativo impegno di risorse e ovviamente di capitali, il più delle volte, questi ultimi, alla ricerca di impiego e reddito più che di puro amor di scienza. La scienza e il progresso tecnologico si sono infatti sviluppati, certamente, per la spinta alla conoscenza, ma anche – e ben venga – per scopi che solo successivamente, quale ricaduta, hanno portato effetti benefici alla pluralità indistinta dei cittadini degli stati e poi, più globalmente, all’umanità stessa. È innegabile che il complesso dei risvolti economici inerenti alla creazione e soddisfazione di nuovi bisogni, abbia portato anche alla diffusione di nuove idee, di principi e condizioni sociali che alla lunga hanno avvantaggiato tutti i cittadini, il cui benessere e progresso individuale e collettivo – vale la pena scriverlo – dovrebbe idealmente costituire la ragion d’essere del moderno Stato di diritto.
Detto cosa attenga (pur tralasciandone gli aspetti più complessi) ai termini tecnologia e tecnica, possiamo addentrarci verso il significato di “digitalizzazione”, la quale è comunemente percepita come un processo di trasformazione da analogico a digitale. Procedimento attuato, ad esempio, allo scopo di tradurre o trasformare un documento per ora disponibile su supporto analogico, cartaceo, in un formato di tipo diverso, funzionale a consentirne un’efficiente e facile archiviazione nonché successiva agevole consultazione in via informatica. Si tratta quindi di porre in atto un duplice intento: da una parte, trasformare le vecchie evidenze per adattarle a più semplice ed efficace archiviazione nonché ricerca e controllo rispettandone l’origine e la catalogazione; dall’altra, per quelle che sono le evidenze ex novo post adozione dei nuovi sistemi e metodi digitali, procedere direttamente alla loro formazione con l’utilizzo degli strumenti informatici adottati.
Ove occorra rammentarlo, è presente quale testo normativo in tema il “Codice dell’Amministrazione Digitale” (CAD) e credo che possa essere utile, per capire e chiudere il contesto, riportare il capo 1 dell’art. 2 dello stesso:
1. Lo Stato, le Regioni e le autonomie locali assicurano la disponibilità, la gestione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’informazione in modalità digitale e si organizzano ed agiscono a tale fine utilizzando con le modalità più appropriate e nel modo più adeguato al soddisfacimento degli interessi degli utenti le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Con riferimento poi all’immane lavoro che deve essere affrontato dal complesso delle PA di questo Paese per quel che riguarda la digitalizzazione delle evidenze analogiche passate, delle quali si è dato cenno, il testo dell’art. 42 del medesimo Codice, titolato Dematerializzazione dei documenti delle pubbliche amministrazioni, riporta:
1. Le pubbliche amministrazioni valutano in termini di rapporto tra costi e benefici il recupero su supporto informatico dei documenti e degli atti cartacei dei quali sia obbligatoria o opportuna la conservazione e provvedono alla predisposizione dei conseguenti piani di sostituzione degli archivi cartacei con archivi informatici […].
Com’è logico immaginare, non è tuttavia solo questione di utilizzo di strumenti tecnici via via più moderni. L’obiettivo è ben altro, più ambizioso direi.
Fin qui si è porta una riflessione riguardo le trasformazioni e adeguamenti “di cosa e rispetto a che”, ovvero: a vantaggio di ciò che nei tempi correnti soddisfi, in maniera più efficace ed efficiente rispetto ai metodi e tecnologie prima disponibili, un insieme di esigenze divenute sempre più fondamentali.
Facilità e velocità di esecuzione, sicurezza, trasparenza, interoperabilità, connettività e accessibilità diffusa, costituiscono infatti le motivazioni fondanti che rappresentano la necessità, divenuta obbligo prima e dovere poi, di intervenire a implementare e modificare le modalità operative e funzionali delle strutture amministrative della Pubblica Amministrazione, che sono l’ossatura dello Stato di diritto.

Benché non sia questa la sede per discutere dei molteplici significati e aspetti – positivi e negativi – della globalizzazione, un cenno ad essa va portato. È innegabile infatti che il fenomeno che oggi identifichiamo con l’accezione omnicomprensiva di globalizzazione, abbia indubbiamente favorito e preparato il terreno, culturale e operativo, al veloce attecchire nella mentalità dei soggetti agenti, dei metodi e delle tecniche sempre più creative e agguerrite messe in atto per scambi, commerci, industria e finanza, e ciò attraverso lo sviluppo altrettanto rapido dell’indispensabile supporto operativo dato da tecnologie e dispositivi sempre nuovi, senza i quali tale crescita travolgente non sarebbe stata possibile.
Nulla sarebbe stato attuabile infatti senza la tecnologia che consente la condivisione di informazioni in tempo reale, e lo svolgimento di attività indipendentemente dalla distanza fisica degli attori impegnati. Velocità di esecuzione, massimizzazione di risultato in funzione di minori costi e risparmi, di tempo e materialità, sono il must perseguito, a volte a discapito di altri fattori cui gli stati e gli enti sovranazionali cercano con le loro legislazioni di porre da una parte un freno, di indicare una soluzione se non di controllare direttamente, e, dall’altra, di partecipare, per essere al passo in senso migliorativo, con e per le proprie strutture, alla corsa in velocità di fronte alla quale non possono essere solo spettatori, bensì responsabilmente attori, di primo rilievo anch’essi al pari dei privati.
È in questo contesto che si inserisce l’obbligo, il dovere morale di non restare indietro, dell’aggiornamento e snellimento della macchina burocratica e della sua trasparenza, cui gli Stati, le strutture ed Enti sul territorio, sono chiamate a rispondere di fronte ai cittadini.
Ed eccoci quindi a ragion veduta alla “digitalizzazione nella PA”.
Si tratta per essa di una vera e propria rivoluzione digitale che ha il fine di modernizzare tutto il Paese, con lo scopo-obiettivo di avere una Pubblica Amministrazione più semplice e, di converso, un settore produttivo più competitivo dove poter indirizzare e ricevere maggiori investimenti e, cosa di particolare rilievo per il nostro Paese, anche in turismo e cultura. Per tornare alle cifre di rilievo cui già avevo fatto cenno, a questa “Missione” vengono destinati nell’ambito del PNRR 41,34 miliardi di €uro di investimenti, corrispondenti al 21,26% dell’importo totale del PNRR stesso, cui si aggiungono ulteriori 6,8 miliardi di €uro per le Riforme, per un totale in tutto di circa 48 miliardi. E per essere più chiari, si tratta del 37% di tutte le risorse europee per il digitale inserite nel Next Generation EU.
Una grande disponibilità finanziaria che l’Italia ha mostrato di saper gestire bene: un comunicato del Politecnico di Milano Scuola di Management del 31/01/2023, indica come il nostro Paese fosse il “più avanti in Europa nella realizzazione degli interventi previsti nel PNRR per la trasformazione digitale, avendo già completato il 17% di milestone e target dedicati (contro il 10% di Spagna e Francia e lo zero di 15 Paesi tra cui la Germania)”. In sostanza, si sottolineava che il nostro era in quel momento “il Paese più avanti per obiettivi realizzati”, analizzando tuttavia che … “bisognava accelerare”. Un analogo recente altro comunicato del Politecnico, del 28/01/2025, titola “Attuazione PNRR, nel digitale l’Italia è tra i più avanti in Europa” (già raggiunti 69 milestone e target su 172. Ma restiamo 19esimi su 27 Paesi europei per maturità digitale), segnalando quindi che occorre un ulteriore sforzo, perché “ancora non si vedono appieno i frutti degli investimenti fatti”. La considerazione banale è che da una parte non ci si può sedere sugli allori, dall’altra bisogna perseverare nonostante il buono e tanto già fatto.
Ma questo in qualche modo prescinde dagli obiettivi più o meno pienamente compiuti, trattandosi per un Paese come il nostro di un’impresa complessivamente enorme. La digitalizzazione vuole infatti trasformare la PA, rendendola più semplice per i cittadini e le imprese riducendo tempi e costi, e contribuendo a creare nuovi posti di lavoro. Questa trasformazione passa attraverso il rafforzamento delle infrastrutture digitali della PA, l’adozione in più di 14.000 amministrazioni locali del sistema “PagoPA” per gestire i pagamenti fra la stessa e i cittadini e le imprese, e la messa in opera di reti a banda ultra larga e connessioni veloci a copertura di tutto il territorio nazionale, per ridurre il divario digitale e velocizzare la diffusione del 5G in tutto il Paese, con attenzione particolare alle amministrazioni pubbliche, scuole, strutture sanitarie e centri museali.
Questo sforzo riguarda anche, ovviamente, non solo la PA, ma anche, è bene dirlo, la transizione digitale del settore privato, con investimenti e contributi rivolti all’adozione di tecnologie innovative e all’acquisizione di competenze digitali presso e per, lo sviluppo sui mercati anche internazionali delle piccole, medie e grandi imprese nazionali. Altro aspetto è anche l’attenzione rivolta alla c.d. “Space Economy”, per il sostegno e il rafforzamento nelle tecnologie satellitari e l’economia spaziale.
Tanto per citare alcuni degli investimenti in atto, possiamo ad esempio riportare di quelli destinati a:
– l’Abilitazione e facilitazione della migrazione al “Cloud”, in un’infrastruttura sicura, in modo da rendere i dati e le applicazioni della PA accessibili ovunque e in qualsiasi momento;
– le Competenze digitali di base, allo scopo di ridurre la quota di popolazione a rischio di esclusione digitale;
– le Nuove Competenze e la formazione aggiornata, allo scopo di rafforzare le competenze e l’aggiornamento del personale della PA attraverso una pluralità di corsi online (100) con un approccio innovativo, anche attraverso comunità di pratica e apprendimento e progetti di trasformazione manageriale nell’ambito delle amministrazioni;
– la Cybersicurezza, ovvero Difese informatiche più efficaci per una PA più sicura, attraverso il rafforzamento dell’ecosistema digitale nazionale e il potenziamento dei servizi di monitoraggio e gestione delle minacce grazie a una rete di servizi cyber nazionali;
– le Informazioni sui cittadini a disposizione di tutte le Amministrazioni, ovvero Dati e Interoperabilità, attraverso la modifica delle modalità di interconnessione tra le basi dati delle amministrazioni, grazie a un catalogo centralizzato API (Application Programming Interface), di Interfaccia di programmazione delle applicazioni;
– la Digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali, ovvero i servizi delle principali amministrazioni disponibili online, per l’erogazione di servizi al cittadino e con maggiore impatto in termini di efficienza dell’apparato pubblico. Fra esse: l’INPS, l’INAIL, i Ministeri dell’Interno e della Difesa, la Guardia di Finanza, il sistema giudiziario;
– le Infrastrutture digitali, per una PA efficace e sicura attraverso l’inserimento dei sistemi in data center altamente affidabili, con standard elevati di qualità per quel che riguarda sicurezza, prestazioni, scalabilità, interoperabilità ed efficienza, anche energetica, che prevede sia l’allocazione su un cloud PSN (“Polo Strategico Nazionale”) di nuova creazione, o su alternative cloud pubbliche altrettanto sicure e scalabili, al fine di rendere più sicuri i data center del Paese aumentandone l’affidabilità, l’efficienza e la capacità elaborativa.
– Non mancano poi gli Investimenti in capitale umano: per rafforzare l’Ufficio del Processo e superare la disparità fra Tribunali, al fine di rendere la giustizia più efficace ed efficiente, come anche quelli per il Rafforzamento del processo per la Giustizia Amministrativa al fine di renderla più digitale, rapida e dinamica, e per il Portale Unico del reclutamento, una piattaforma digitale al servizio della gestione delle risorse umane della PA.
– Resta da dire infine che una parte cospicua degli investimenti previsti (2,02 miliardi di €uro) è destinata ai Servizi digitali e alla cittadinanza digitale. Lo scopo è quello di rendere tutti i servizi digitali più semplici, accessibili ed efficienti, ovvero di sviluppare un’offerta integrata e armonizzata di servizi digitali orientati al cittadino e di garantirne l’adozione diffusa tra le amministrazioni centrali e locali per migliorare l’uso da parte degli utenti.
Tutto questo parrebbe abbastanza a confermare che il termine “Digitalizzazione della PA” e la prima spiegazione datane qui ab inizio, ben rappresenti l’impegno e l’opera messa in atto dalle strutture che se ne occupano.
Per chiudere il cerchio dell’impegno organizzativo e strutturale messo in opera dagli Enti e Uffici interessati, è bene anche citare, e fare riferimento, al “Piano Triennale per l’informatica nella PA”.
Il sito istituzionale dell’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) dà un’ottima visione d’insieme di cosa sia il Piano triennale e della sua evoluzione. Qui è sufficiente riassumere un breve excursus, a compimento di questo breve viaggio conoscitivo della materia digitalizzazione nella PA e della sua complessità.
Il Piano promuove la trasformazione digitale del Paese e, in particolare, quella della Pubblica Amministrazione. Questo avviene attraverso le indicazioni operative che, quale declinazione della strategia in materia, fissano da una parte gli obiettivi e dall’altra quali siano/debbano essere, i risultati attesi riconducibili all’azione portata avanti dalle PA interessate.
Il Piano Triennale ha svolto fin dalla sua istituzione la funzione di punto di riferimento non prescindibile riguardo la pianificazione della digitalizzazione della PA.
La sua prima (2017-2019) e seconda (2019-2021) edizione, ponevano l’accento, nell’uno sull’introduzione del modello strategico informatico nella PA e, nell’altro, su come dettagliare tale modello. I successivi piani 2020-2022 e l’aggiornamento 2021-2023 hanno invece trovato maggiore indirizzo nell’implementazione, ovvero verso l’attenzione alle azioni da intraprendere e al monitoraggio dei risultati.
L’aggiornamento 2022-2024 è l’evoluzione dei due precedenti, con spazio di maggiore rilevanza – com’era logico fosse – al PNRR, nonché all’attenzione rispetto a un quadro organico degli ambiti di cui si compone.
E siamo infine al Piano 2024-2026, che “si inserisce nel più ampio contesto di riferimento definito dal programma strategico “Decennio Digitale 2030”, istituito dalla Decisione (UE) 2022/2481 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 dicembre 2022”, i cui obiettivi si articolano su competenze digitali, servizi pubblici digitali, digitalizzazione delle imprese, e infrastrutture digitali sicure e sostenibili.
Aggiungo, che per la prima volta il Piano affronta in modo approfondito anche il tema dell’IA (Intelligenza Artificiale) tenendo per ora presenti principi e indicazioni generali, e di converso lo scenario in rapida evoluzione. Da riportare anche, e non posso che citare testualmente, che: “Il Piano triennale 2024-2026 è il risultato di un’attività di scambio e collaborazione tra amministrazioni e soggetti istituzionali che hanno preso parte a un Tavolo di concertazione, con l’obiettivo di costituire una struttura permanente per un’azione continua di definizione dei contenuti e delle strategie indicate dal Piano stesso”.
Su quest’ultimo piano 2024-2026 interviene – la sua uscita risale al 23/01 – l’aggiornamento 2025. Si dirà, com’è possibile che si siano succedute così tante implementazioni e aggiornamenti in un lasso di tempo relativamente breve?
L’AGID dà contezza a questo proposito in poche semplici parole che esprimono la necessità di fornire elementi nuovi e di allineare scenari e normative che sono in costante cambiamento.

Nella sostanza, l’aggiornamento 2025 al Piano 2024-2026 mantiene gli stessi obiettivi precedenti, ma alcuni di essi vengono rimodulati per essere adeguati a normative o regole sopraggiunte. Si tratta infatti di una materia viva in costante evoluzione e, nei fatti, molto più veloce rispetto alla velocità di adeguamento che possa essere messa in campo dai regolatori di qualunque Paese del mondo.
E penso che questo sia senz’altro uno dei motivi per il quale, in maniera lungimirante rispetto al pregresso per l’elaborazione del Piano e dell’ultimo aggiornamento, si è aperto, cito: “da un lato all’istituzione di un Tavolo di concertazione cui hanno partecipato pubbliche amministrazioni, dall’altro il successivo confronto con Università, mondo della ricerca e settore privato, al fine di garantire un coinvolgimento diversificato e una visione completa nella sua elaborazione”.

É di questi giorni, senza con questo voler intervenire ora in tema, l’arrivo dirompente, non solo sui mercati, ma anche sul tavolo degli uffici dei competitors mondiali e dei governanti di popoli e interessi nazionali, di “DeepSeek”.
I cervelli, come ho già fatto cenno, sono sempre all’opera. L’inventiva, l’“arte” umana e le conseguenti “tecnica” e “tecnologia”, superano ogni aspettativa. L’ingegno non manca, i tempi ne sono pieni, non più solo maturi, e trasbordano al di là – molto al di là e ben oltre – qualunque regola venga posta, estemporaneamente o dopo attento ragionare, a custodia di interessi e valori. Il problema è che quando queste arrivano è già tutto vecchio, anche passato, e salvo effetti diversi non è mai possibile impedire la velocità di pensiero umana, anche se ora si affaccia qualche concorrente i cui esiti saranno tutti da vedere. Con attenzione, sì, ma anche speranza e desiderio del nuovo. Alla fin fine la storia vera insegna che tutto cambia, a volte per non cambiare nulla, ma il più delle volte i benefici arrivano e gli aggiustamenti man mano si trovano, anche se possano con gli occhi di oggi essere solo immaginati, indipendentemente da come e quanto possano essersi presentati come inaspettati e sorprendenti.
La Digitalizzazione nella PA rappresenta quindi un dovere, ma anche, e soprattutto, il tracciato di una modernizzazione non solo irrinunciabile, ma auspicabilmente portatrice di onestà, trasparenza e progresso imprescindibili al benessere dei cittadini e della società collettiva.

Gennaro, Giancarlo Troiso

Per chi ne abbia voglia e pazienza, qualche riferimento:
https://www.italiadomani.gov.it/it/il-piano/missioni-pnrr/digitalizzazione-e-innovazione.html
https://www.agid.gov.it/it/agenzia/piano-triennale
https://www.agid.gov.it/it/notizie/piano-triennale-linformatica-nella-pa-online-laggiornamento-2025
https://www.agid.gov.it/sites/agid/files/2025-01/Piano_Triennale_per_l_informatica_nella_PA_2024-2026_Aggiornamento_2025.pdf
https://www.agid.gov.it/sites/agid/files/2024-05/linee_guida_sul_documento_informatico.pdf https://pianotriennale-ict.italia.it/
https://www.funzionepubblica.gov.it/articolo/ministro/06-02-2024/le-sfide-della-pa-digitalizzazione-ai-contratti-e-syllabus
https://temi.camera.it/leg19DIL/temi/19_tl18_informatizzazione_delle_pubbliche_amministrazioni
https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1104999.pdf?_1589057508849
http://qualitapa.gov.it/sitoarcheologico/relazioni-con-i-cittadini/open-government/strumenti-della-pa-digitale/dematerializzazione/index.html
https://www.osservatori.net/comunicato/agenda-digitale/agenda-digitale-pnrr/
https://www.osservatori.net/comunicato/agenda-digitale/agenda-digitale-pnrr/

 

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