Nell’età contemporanea il funzionamento della rete è inestricabilmente legato alle infrastrutture che ne consentono l’operatività. Allo stato dell’arte, la trasmissione dei dati Internet nel mondo avviene via satellite solo per l’1% del totale, mentre per il 99% corre lungo le dorsali marittime e oceaniche, all’interno dei cavi sottomarini. Questi ultimi rivestono un ruolo centrale nei settori energetico e delle telecomunicazioni, essendo insostituibili nel breve termine come vettori d’energia e informazioni tra Paesi.
Parlando di numeri su scala globale, a inizio 2024, secondo il think tank TeleGeography, sono stati già posati 574 cavi sottomarini. Prendendo in considerazione le stime relative all’ultimo decennio, il business delle infrastrutture underwater è stato vieppiù interessato da una sensibile e costante crescita. In vista del 2025, infatti, è stato messo a punto un piano d’investimenti da circa 10 miliardi di dollari: dovranno essere sviluppate 78 reti di cavi, per una lunghezza complessiva di circa 300mila km.
La corsa all’implementazione delle infrastrutture sottomarine è una partita che, nel prossimo futuro, si gioca principalmente tra Cina e Stati Uniti. L’Europa sembra destinata a rivestire un ruolo marginale, nonostante le politiche d’investimento adottate nell’ultimo lustro.
Sebbene l’America rivesta ancora un ruolo primario nella costruzione e nella detenzione dei cavi sottomarini, il piano “China Manufacturing 2025” mette in luce la chiara intenzione cinese di espandersi nel settore, investendo in ricerca e acquisizione del know-how.
In particolare, oltre al principale obiettivo di diventare Paese leader nel manufacturing power, il Dragone intende possedere circa il 60% dei cavi sottomarini esistenti entro il 2025, tramite l’impiego di colossi come Huawei Marine e Hentong, China Mobile, China Telecom e China Unicom. In risposta al febbrile fermento cinese, gli Usa stanno stipulando accordi e sostenendo piani di finanziamenti in diverse direzioni, con particolare attenzione verso l’area dell’Indo Pacifico.
Del resto, avallando le parole di Scott Kennedy (esperto cinese presso il Center for Strategic and International Studies), prima dell’avvento del piano China Manufacturing 2025, la Cina aveva già una politica industriale e “continuerà ad averla anche una volta che il Made in China sarà sepolto”. Tuttavia, il medesimo esperto analizza lo stato dell’economia cinese come non particolarmente performante: infatti, l’iniziale rimbalzo post pandemia da Covid-19 non ha mantenuto i propri standard di crescita. Di fatto, l’economia cinese deve fare i conti con la propria dipendenza dall’export e questa caratteristica sarà determinante anche nelle scelte di politica economica, relative a un’implementazione del piano strategico nazionale e alla posa di nuovi cavi.
Nell’attuale contesto geopolitico, per sfidare l’egemonia Americana e il suo peso nel resto del mondo, la Cina sta dando vita a una “nuova via della seta”, che punta a consolidare partnership strategiche principalmente con Africa, America del Sud e Balcani. In risposta alla strategia cinese di espansione verso i Paesi africani in via di sviluppo e verso l’America latina, il vertice occidentale G7 si è riunito nel 2021, in Cornovaglia, per discutere in termini di pianificazione una risposta alla strategia cinese 1.
Tuttavia, mentre gli Stati Uniti vantano una solida posizione di leadership e la marina meglio equipaggiata al mondo, l’Europa avverte la marginalità della propria posizione. Per evitare una completa estromissione dal settore dei cavi, alcune misure d’investimento sono state messe a punto nell’ambito della strategia Global Gateway.
Quest’ultima, a sua volta, contiene il “Piano Medusa”, che prevede la costruzione e la posa di un cavo lungo circa 7100 chilometri, operativo secondo stima di tempistiche già dal 2025. Questa infrastruttura, per la prima volta nella storia, collegherà direttamente i Paesi dell’Europa meridionale con quelli del Nord Africa, creando un vero e proprio ponte fra i due continenti.
Il Piano Medusa prende il nome da una società parte di AFR–IX, colosso delle telecomunicazioni in rapida crescita, che detiene la gran parte della rete Ethernet Panafricana 2.
Di recente AFR-IX ha stipulato un accordo con Alcatel, costola di Nokia, alla quale sono stati affidati i lavori di produzione del cavo. In effetti, considerando il rilievo che tale società riveste nel comparto, Alcatel è una risorsa cruciale per l’Europa intera, poiché possiede 700mila km di cavi sottomarini in tutto il mondo. L’attenzione dell’Unione Europea dovrebbe essere particolarmente concentrata soprattutto sull’hub italiano di cavi perché, parafrasando il direttore del Submarine Telecoms Forum, Kevin Summers, un approdo in Sicilia vale oro 3.
È infatti proprio la Sicilia un punto di convergenza di diversi cavi: Columbus-3, appartenente a Sparkle, collega Italia e Stati Uniti, passando per Spagna e Portogallo. Didon si estende dall’isola italiana fino alle coste tunisine ed è gestito da una joint venture italo-tunisina, assieme ad Interoute. Infine, GO-1 Mediterranean Cable System è un cavo che si estende fino a Malta. Invece, il collegamento tra Italia e Tunisia è garantito da Hannibal, cavo gestito da Telecom Tunisia.
È quindi chiaro che, nel cuore del Mediterraneo, l’Italia riveste ancora oggi un ruolo preponderante nella gestione delle infrastrutture sottomarine. Benché i più importanti punti di approdo dei cavi si trovino a Catania e a Mazara del Vallo, di recente Sparkle, società controllata dal gruppo TIM, ha annunciato la posa di un nuovo cavo sottomarino, il BlueMed. Tale infrastruttura fa parte dei sistemi di cavi “Blue & Raman”, costruiti in collaborazione con Google e altri operatori 4.
In un prossimo futuro, è verosimile che i Paesi abbiano interesse a diversificare i punti di connessione a internet, per evitare di trovarsi isolati in caso di conflitti o attacchi. È prevedibile un doppio binario di crescita, sia nel campo dei satelliti che delle infrastrutture sottomarine. Il controllo dei cavi sarà appannaggio di colossi di Big Tech, che progressivamente deterranno non soltanto il servizio di fornitura della rete, ma anche l’infrastruttura fisica attraverso cui passano i dati.
Pertanto, i governi stessi rischiano di rivestire un ruolo sempre più marginale nella gestione diretta e nel controllo dei cavi. Ciò potrebbe prestare il fianco alla crescita di attività di spionaggio giustificate sulla base dell’interesse nazionale.
Di fatto è proprio sul piano strategico nazionale che, nell’età dei conflitti ibridi e multi dominio, si gioca un’importante partita fra le grandi potenze. Per ciascuno Stato che disponga di punti di approdo, infatti, le infrastrutture sottomarine costituiscono snodi cruciali non soltanto per il settore delle telecomunicazioni, ma anche per i processi di decarbonizzazione e transizione energetica. Da un lato i cavi trasportano via mare fonti di energia rinnovabili e, d’altro canto, i cavi ad alta tensione veicolano per lunghe distanze carichi ad alta potenza, collegando i parchi eolici Offshore alla terraferma.
La protezione delle infrastrutture critiche sottomarine deve fare senz’altro i conti con un ampio numero di rischi, di carattere naturale o antropico.
Una prima minaccia è senz’altro rappresentata dalla presenza degli squali, che spesso si scagliano contro i rivestimenti dei cavi, finendo per lesionarli.
Una seconda minaccia, legata alla conformazione sub-oceanica dei fondali, risiede nell’eruzione di vulcani sottomarini che può portare il cavo a perimento, isolando il Paese interessato dalla connessione Internet. Uno scenario simile si è già registrato nel 2022, a causa dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga, nel Pacifico Meridionale 5.
L’azione umana, invece, può condurre a sabotaggi di carattere intenzionale o meno: si passa da malfunzionamenti legati ad attività di pesca e ancoraggio delle navi, ad atti di spionaggio e sabotaggio, legati a missioni di Stati nemici. Il furto d’informazioni è destinato a uno studio dei metadati, dai quali si possono estrapolare indirizzo e-mail delle parti interessate nella conversazione, ma anche indirizzi IP e devices impiegati dagli utenti. Simili condotte di submarine espionage sono emerse fin dagli anni della Guerra Fredda, nel corso della missione americana Ivy Bells 6. In quell’occasione, i sub statunitensi riuscirono a estorcere informazioni da un cavo sottomarino russo, spiando il contenuto delle conversazioni telefoniche.
Una più recente operazione di spionaggio di massa, condotta con tecniche di SIGINT, è stata rivelata nel 2013 da Edward Snowden, dipendente della National Security Agency (NSA). Snowden ha messo in luce l’esistenza di Tempora, un programma volto a intercettare i dati trasmessi nei cavi in fibra ottica mediante sonde da intercettazione o sottomarini. Secondo le sue dichiarazioni, l’intelligence americana avrebbe infatti intercettato le conversazioni di milioni di americani, ledendone il diritto alla privacy, nell’ambito del c.d. “President Surveillance Program”. Si tratta di una serie di attività segrete, autorizzate dal presidente G.W. Bush per finalità di antiterrorismo, in risposta agli attentati del 2001 contro le torri gemelle. Le informazioni raccolte nell’ambito di questo programma sono state custodite in un compartimento di sicurezza, con nome in codice “STELLARWIND”.
La medesima preoccupazione investe le infrastrutture sottomarine adagiate sui fondali del Mar Mediterraneo che, per propria conformazione geografica e posizionamento geopolitico, costituisce un importante crocevia e punto di congiunzione tra l’oriente e l’occidente del mondo.
Sulla scia delle affermazioni di Edward Snowden, la sfida dei Servizi di sicurezza europei risiede nell’implementazione di adeguati piani di difesa predittiva e preventiva, per far fronte a eventuali attacchi isolati o forme di escalation dei conflitti già in essere.
Non sarebbe inaspettato, infatti, un tentativo di spionaggio e/o di manomissione a danno delle infrastrutture critiche sottomarine europee. Simili attività potrebbero assumere un rilievo anche nell’evoluzione del conflitto asimmetrico russo-ucraino, nonché nel conflitto israelo-palestinese.
Tuttavia, analizzando la situazione sul fronte russo, il Cremlino non trarrebbe alcun vantaggio dal danneggiamento del cavo ITURR, che collega Palermo e Istanbul con Odessa e Novorossijsk. Piuttosto, per riuscire nell’intento d’isolare la nazione avversaria e di ridurre la popolazione allo stremo, la strategia aggressiva potrebbe interessare perlopiù infrastrutture elettriche. Verosimilmente, quindi, l’allarmismo degli anni precedenti sul pericolo di lesione dei cavi sottomarini in caso di conflitto resta, per quanto non da escludere interamente, senz’altro sopravvalutato.
Articolo di Miriana, Teresa Fazi | Senior Researcher | Hermes – Center for European Studies WG on Geopolitical, Strategic, Economic & Intelligence Analysis
BIBLIOGRAFIA
- ISPI, “Relazioni UE-CINA: alla ricerca di un nuovo equilibrio. In un’epoca di incertezze e instabilità, l’UE rivede le proprie politiche nei confronti della Cina. La parola chiave è de-risking”, 10/10/2023: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/relazioni-ue-cina-alla-ricerca-di-un-nuovo-equilibrio-147213 ↩︎
- MARTINI F., Tutela delle Infrastrutture subacquee di interesse strategico per il Paese: modelli possibili di sorveglianza, intervento e deterrenza”, in IRAD, 2024: https://www.difesa.it/assets/allegati/46666/as-smm-04.2024.06.06.14.12.52.044.pdf ↩︎
- FAZI M., “Cina e Stati Uniti si contendono il dominio sulle infrastrutture sottomarine”, in Limes Online, 13/03/2023: https://www.limesonline.com/limesplus/cina-e-stati-uniti-si-contendono-il-dominio-delle-infrastrutture-sottomarine-14717002/ ↩︎
- Sparkle porta il cavo BlueMed a Creta e apre una nuova rotta digitale, Ministero degli Affari Esteri, 24/05/2024: https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/approfondimenti/2024/05/sparkle-porta-il-cavo-bluemed-a-creta-e-apre-una-nuova-rotta-digitale/ ↩︎
- MEMEO P., “L’esplosione del vulcano Hunga Tonga ha generato un’enorme bolla di plasma nell’atmosfera”, in Geopop, 02/06/2023: https://www.geopop.it/lesplosione-del-vulcano-hunga-tonga-ha-generato-una-super-bolla-di-plasma-nellatmosfera/ ↩︎
- MAINOLDI L., “Perché la Marina USA issa la bandiera dei pirati”, in Limes Online, 18/09/2017: https://www.limesonline.com/da-non-perdere/perche-la-marina-usa-issa-la-bandiera-dei-pirati-14681321/ ↩︎